Lettera di un amico, non troppo avvezzo della tecnologia.
"...Un amico mi racconta di aver dormito una notte in
un centro commerciale, per terra, insieme ad altre trecento persone. Stavano aspettando l'uscita di un nuovo Iphone, Ipod, Ipad o come
caspita si chiama. Per non rischiare di perdere il nuovo
prodotto che sarebbe andato a ruba, avevano deciso quella misura estrema: una
notte all'addiaccio. E così primi in fila. La mattina, sveglia alle sette ed
ulteriore attesa di due ore fino all'apertura del negozio. Si stabilisce una
fila con elenchi ufficiosi ma efficacissimi, basata sull'ordine di arrivo
davanti al negozio. Cose del genere le raccontano i
fan di Springsteen quando prenotano un biglietto per il
concerto del Boss. Non solo. L'amico mi riferisce che una signora, terza in
fila, proprio a pochi minuti dall'apertura deve andarsene: una brutta notizia
da casa, una figlia ricoverata in ospedale. Deve scappare. La situazione è disperata,
rischia di non avere più l'iPhone, l'iiPad, iPod o come si caspita si chiama
dopo una notte di sacrificio. Ma lei mantiene i nervi saldi: agguanta un
commesso del negozio che non aveva ancora iniziato il turno e gli mette in mano
duemila euro: “Ti prego, prendimi tre iPhone, se mi fai questo piacere uno è
per te”.
Si moltiplicano
da giorni i peana e le lacrime per Steve
Jobs, fondatore della Apple e di questi congegni tecnologici.
Neanche fosse morto Mandela. Se ne è andato, e solo per questo merita il
rispetto che si deve ad ogni scomparso, uno dei
più grossi creatori di consumo di sempre. O meglio: uno che ha
messo d'accordo tutte le nostre scemenze in una botta sola. Creando l'oggetto
definitivo. Lo status symbol per eccellenza,
buono per ogni appetito e psicologia. Lo amano tutti, da ogni parte sociale,
politica, culturale. Ho chiesto a molte persone dove stava il portato di questa
sua rivoluzione, pochi mi hanno dato risposte decenti. Sì, qualcuno ha
illustrato a me, che devo dire sono di parte perché ho l'allergia alla
tecnologia, che ha semplificato i processi
digitali e informatici rendendoli fruibili a milioni di utenti.
Sarà, ma un inane della tecnica come me continua a trovare più semplici altri
sistemi. Dunque non credo che se non ci fosse stato Jobs non avremmo avuto le
rivoluzioni nel Nord Africa.
E poi, come recita un'articolessa infinita apparsa l'11
ottobre 2011, su Repubblica, ha saputo
dare bellezza alla tecnologia. Nel pezzo si diceva che
attraverso la bellezza di questi arnesi noi ci sentiamo migliori. Sono un po'
scandalizzato, specie in un'epoca dove stiamo pagando la smania da consumo, il
feticismo dell'oggetto con una drammatica crisi. Eppure, più cadiamo più le
pubblicità di questo, come altri beni superflui, si moltiplicano. E la gente
corre a farsi fregare. Forse c'è un nesso tipo sindrome di Stoccolma, siamo
schiavi di ciò che ci distrugge. Siamo come indiani davanti alle perline,
appena ci recapitano l'ultima cazzata ipersofisticata. Di destra, di sinistra,
colti e ignoranti, non ho sentito nessuno che abbia criticato un po', non dico
Jobs, che i suoi soldi e il suo successo se li è fatti e dunque per sé ha avuto
ragione, ma la devozione generalizzata verso
uno che ha indovinato l'inghippo. Infatti, nell'articolo di
ieri si riferisce che lo stesso Jobs ha affermato che probabilmente la
tecnologia non serve a nulla.
Come tutti i pubblicitari, sapeva di vendere fumo. Qualcuno
dirà un bel fumo. Mentre io non riesco a capire cosa abbiano di bello gli
iPhone, iPod, iPad o come caspita si chiamano..."
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