martedì 10 settembre 2013

Superstizione? "Non è vero, ma ci credo"

Superstizione: un concetto ormai radicato nella nostra vita quotidiana.  Alcune persone si lasciano condizionare da queste credenze che riescono a modificare molti dei loro comportamenti, altre invece dichiarano di ritenerle nient’ altro  che invenzioni, eppure, al vedersi tagliare la strada da un gatto nero, alcuni cambieranno comunque direzione, “per non rischiare”. 
Insomma, la superstizione è spesso parte della nostra cultura e delle nostre tradizioni, risulta quindi difficile abbandonare del tutto certe “precauzioni”.  Un oggetto, un evento può essere di buono o cattivo auspicio, portare fortuna, sfortuna o entrambe a seconda delle situazioni. 

Molte delle superstizioni più conosciute affondano le loro radici in epoche antiche, possono quindi essere motivate e interpretate a seconda dell’epoca e del contesto in cui sono nate.

Rompere uno specchio, ad esempio, si dice porti 7 anni di sfortuna. Questo perché ai tempi degli antichi romani, che furono i primi a realizzare specchi fatti interamente di vetro, si credeva che questi avessero la capacità  di privare chi si specchiava di una parte della propria anima, intrappolandola. Dopo sette anni però l’anima avrebbe potuto rinnovarsi, tornando alla sua condizione naturale.  
Stessa origine ha la sfortuna legata al numero 17 , scritto in numeri romani: XVII.  Cambiando l’ordine dei numeri otterremo VIXI  (in latino, “vissi”, “sono vissuto”) parola che spesso veniva incisa sulle pietre funerarie.

Anche versare il sale è considerato un evento negativo. In antichità il sale era considerato  molto prezioso e quindi, per rimediare ad un tale spreco, si usava gettarlo dietro la spalla sinistra visto che era credenza comune che il diavolo fosse seduto proprio lì.

E perché un micetto nero dovrebbe portarci sfortuna? Questa credenza risale al Medioevo quando i gatti neri erano considerati fedeli compagni delle streghe. Inoltre, essendo scuri e non ben visibili di notte, capitava spesso che un cavallo si imbizzarrisse vedendone passare uno all'improvviso  scaraventando a terra un povero cavaliere sventurato.  Questi poveri felini malfamati, però, sono riusciti ad ottenere anche le loro soddisfazioni: gli antichi greci ed egizi vedevano nel gatto nero perfezione e rarità, e ancora oggi in gran parte d’Europa possederne uno significa portare la fortuna in casa propria.

Esistono poi alcune superstizioni che non hanno un’origine ben chiara, ma varie spiegazioni possibili.
Il numero 13, ad esempio, è considerato da molti di mal auspicio. Ma quale ne sarà il vero motivo? 
Molti lo legano al fatto che all'ultima cena di Cristo ci fossero 13 persone e la tredicesima fosse proprio Giuda;  
Sempre nel Cristianesimo, Satana è ritenuto il tredicesimo angelo.
Secondo la mitologia norrena, invece,  Loki ( dio del male e traditore) era il tredicesimo dio.
Si dice inoltre che Filippo II (padre di Alessandro Magno) fosse stato ucciso dopo aver posto la propria statua accanto a quelle di dodici divinità dell’ Olimpo.
Esistono numerose e diverse credenze secondo varie culture. Sono così diffuse che addirittura si parla di Triscaidecafobia: la paura irragionevole del numero 13.

Anche la negatività di aprire un ombrello in un luogo chiuso può avere diverse interpretazioni:  prima di tutto se si pensa a come erano costruiti i primi ombrelli, con le loro punte di ferro, si capisce che era necessaria una certa prudenza nell'aprirlo in uno spazio ristretto! Essi venivano associati anche alla morte visto che i sacerdoti durante l’estrema unzione ad un moribondo, erano sempre accompagnati da un chierico il cui baldacchino ricordava proprio la forma di un ombrello.


Seguire le proprie tradizioni non è un male. Tenere un ferro di cavallo attaccato alla porta di casa, portare con noi un talismano (che può essere un ciondolo, un bracciale, un indumento…) magari regalato da qualcuno che ci vuole bene…tutto senza lasciarsi mai condizionare.  Tutto sommato, venerdì 17 è un giorno come gli altri ;) . 

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