Superstizione:
un concetto ormai radicato nella nostra vita quotidiana. Alcune persone si lasciano condizionare da
queste credenze che riescono a modificare molti dei loro comportamenti, altre
invece dichiarano di ritenerle nient’ altro
che invenzioni, eppure, al vedersi tagliare la strada da un gatto nero, alcuni
cambieranno comunque direzione, “per non rischiare”.
Insomma, la superstizione è spesso parte della
nostra cultura e delle nostre tradizioni, risulta quindi difficile abbandonare
del tutto certe “precauzioni”. Un
oggetto, un evento può essere di buono o cattivo auspicio, portare fortuna,
sfortuna o entrambe a seconda delle situazioni.
Molte delle
superstizioni più conosciute affondano le loro radici in epoche antiche,
possono quindi essere motivate e interpretate a seconda dell’epoca e del
contesto in cui sono nate.
Rompere uno
specchio, ad esempio, si dice porti 7 anni di sfortuna. Questo perché ai tempi
degli antichi romani, che furono i primi a realizzare specchi fatti interamente
di vetro, si credeva che questi avessero la capacità di privare chi si specchiava di una parte
della propria anima, intrappolandola. Dopo sette anni però l’anima avrebbe
potuto rinnovarsi, tornando alla sua condizione naturale.
Stessa
origine ha la sfortuna legata al numero 17 , scritto in numeri romani:
XVII. Cambiando l’ordine dei numeri
otterremo VIXI (in latino, “vissi”,
“sono vissuto”) parola che spesso veniva incisa sulle pietre funerarie.
Anche
versare il sale è considerato un evento negativo. In antichità il sale era
considerato molto prezioso e quindi, per
rimediare ad un tale spreco, si usava gettarlo dietro la spalla sinistra visto
che era credenza comune che il diavolo fosse seduto proprio lì.
E perché un
micetto nero dovrebbe portarci sfortuna? Questa credenza risale al Medioevo
quando i gatti neri erano considerati fedeli compagni delle streghe. Inoltre,
essendo scuri e non ben visibili di notte, capitava spesso che un cavallo si
imbizzarrisse vedendone passare uno all'improvviso scaraventando a terra un
povero cavaliere sventurato. Questi poveri
felini malfamati, però, sono riusciti ad ottenere anche le loro soddisfazioni:
gli antichi greci ed egizi vedevano nel gatto nero perfezione e rarità, e
ancora oggi in gran parte d’Europa possederne uno significa portare la fortuna
in casa propria.
Esistono poi
alcune superstizioni che non hanno un’origine ben chiara, ma varie spiegazioni
possibili.
Il numero
13, ad esempio, è considerato da molti di mal auspicio. Ma quale ne sarà il
vero motivo?
Molti lo legano al fatto che all'ultima cena di Cristo ci fossero
13 persone e la tredicesima fosse proprio Giuda;
Sempre nel Cristianesimo, Satana è ritenuto
il tredicesimo angelo.
Secondo la
mitologia norrena, invece, Loki ( dio
del male e traditore) era il tredicesimo dio.
Si dice
inoltre che Filippo II (padre di Alessandro Magno) fosse stato ucciso dopo aver
posto la propria statua accanto a quelle di dodici divinità dell’ Olimpo.
Esistono
numerose e diverse credenze secondo varie culture. Sono così diffuse che
addirittura si parla di Triscaidecafobia: la paura irragionevole del numero 13.
Anche la
negatività di aprire un ombrello in un luogo chiuso può avere diverse
interpretazioni: prima di tutto se si
pensa a come erano costruiti i primi ombrelli, con le loro punte di ferro, si
capisce che era necessaria una certa prudenza nell'aprirlo in uno spazio
ristretto! Essi venivano associati anche alla morte visto che i sacerdoti
durante l’estrema unzione ad un moribondo, erano sempre accompagnati da un chierico
il cui baldacchino ricordava proprio la forma di un ombrello.
Seguire le
proprie tradizioni non è un male. Tenere un ferro di cavallo attaccato alla
porta di casa, portare con noi un talismano (che può essere un ciondolo, un
bracciale, un indumento…) magari regalato da qualcuno che ci vuole bene…tutto
senza lasciarsi mai condizionare. Tutto
sommato, venerdì 17 è un giorno come gli altri ;) .
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